Pagina:Deledda - Cenere, Milano, 1929.djvu/25

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pi, ma di tanto in tanto si riunivano in certi punti stabiliti, per deliberare sul da farsi. Serviva da guida l’uomo del paese verso cui erano diretti. Capitano della bardana era il bandito Corteddu, un uomo dagli occhi di fuoco e col petto coperto di pelo rosso; un gigante Golia, forte come il lampo. Nei primi giorni del viaggio piovette, si scatenarono uragani, i torrenti strariparono, il fulmine colpì uno della compagnia. Di notte procedevano al fulgore dei lampi.

Allora, arrivati in una foresta vicina al Monte dei Sette Fratelli, il capitano riunì i capi della bardana e disse: « Fratelli miei, i segni del cielo non sono per noi propizii. L’impresa riuscirà male; inoltre sento l’odore del tradimento; credo che la guida sia una spia. Facciamo una cosa: sciogliamo la compagnia; vuol dire che l’impresa si farà un’altra volta ». Molti approvarono la proposta, ma Pilatu Barras, il bandito d’Orani, che aveva il naso d’argento perchè il vero glielo aveva portato via una palla, sorse e disse: « Fratelli in Dio, — egli usava sempre dire così, — fratelli in Dio, io respingo la proposta. No.

Se piove non vuol dire che il cielo non ci protegga: anzi un po’ di disagio fa bene, abitua i giovani a vincere la mollezza. Se la guida ci tradisce la ammazzeremo. Avanti, puledri!» Corteddu scosse la testa di leone, mentre un altro bandito mormorava con disprezzo: «Si vede che colui non può fiutare!» Allora Pilatu Barras gridò: « Fratelli in Dio, sono i cani che fiutano, non i cristiani! Il mio naso è d’argento