Pagina:Deledda - Cenere, Milano, 1929.djvu/38

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rose, e gli aveva soffiato violentemente il naso.

Ogni sera, filando accanto al fuoco, ella narrava le gesta eroiche del bandito; i bambini ascoltavano avidamente, ma Olì non si commoveva più, anzi spesso rintuzzava la vedova, o abbandonava il focolare e andava a coricarsi nel suo giaciglio. Anania dormiva con lei, ai piedi del letto: spesso trovava sua madre già addormentata, ma fredda, gelida, e cercava di riscaldarle i piedi coi suoi piedini caldi.

Talvolta la sentiva singhiozzare, nel silenzio della notte, ma non osava chiederle che avesse, perchè aveva soggezione di lei: però si confidò con Zuanne, che a sua volta gli spiegò certe cose.

— Devi sapere che tu sei un bastardo, cioè tuo padre non è marito di tua madre. Ce ne sono molti così, sai.

— E perchè non l’ha sposata?

— Perchè ha un’altra moglie: la sposerà quando questa muore.

— E quando muore, questa?

— Quando Dio vuole. Devi sapere che tuo padre prima veniva a trovarci, io lo conosco, sai.

— Com’è? — chiedeva Anania, corrugando le ciglia, con un impeto di odio istintivo verso quel padre sconosciuto che non veniva a trovarlo, e certo che sua madre piangeva per il suo abbandono.

— Ecco, — diceva Zuanne, interrogando i suoi ricordi, — è bello, alto, sai, con gli occhi come lucciole. Ha un cappotto da soldato.