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Un’aureola rosea, arcuata e pura come il labbro di un bimbo, segnava appena il cielo sopra la collina quando zia Austina Zatrillas si alzò. Pallida, alta e grassa, coi capelli raccolti entro una cuffietta di broccato rosso, sembrava Giunone dalle braccia potenti e dal viso severo.

Il gallo cantò la seconda volta, giù nel cortile circondato da una muraglia di fichi d’India, e la donna trasalì, a quel richiamo, come San Pietro nell’atrio di Pilato; ma al terzo canto del gallo era già vestita, e le punte del corsetto reggevano il seno colmo, la linea del giubboncello rosso guarnito di rose azzurre seguiva sulla schiena la linea della gonna pieghettata, gli sbuffi della camicia nella spaccatura delle maniche erano eguali, e la cintura d’argento stringeva la vita grassa, come se tutto l’abbigliamento fosse stato curato e studiato a lungo.

— Ebbene, che hai pensato, Austì? — disse il marito, svegliandosi e sollevando sul cuscino il suo viso nero camuso. — Che cosa mi dici? Sei decisa ad aumentarmi il fitto della tanca?

— Sì, Danielle mio, è necessario; i tributi