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194 lasciare o prendere?


avuto paura di calpestare così! Illusioni, polvere di morti! Ed era perciò caduto.

— Tu, cosa fai? — domandò il padre. — Non vieni alla messa? Al ritorno ceneremo assieme.

Senza dir nè sì nè no, Giuseppe lo seguì per un tratto: le campane squillavano nella notte luminosa e fredda e nelle straducole risuonavano gli scarponi ferrati dei pastori: qualcuno di questi, con un grande grappolo nero di barba che si confondeva col pelo della mastrucca sembrava il re Melchiorre; qualche altro, coi lunghi capelli rossicci e il broccato del giubbone fosforescente alla luna pareva il re Baldassarre. E tutti andavano lassù, alla chiesa povera come la stalla ove è nato Gesù: figure strane guizzavano qua e là, fra il chiarore azzurro della luna e l’ombra turchina dei vicoli in pendio: teorie di donne, lievi, jeratiche, con le scarpette che parevan fiori, bambini dai larghi calzoni bianchi; e tutti andavano su, sparivano, come perdendosi sulla montagna il cui sfondo chiudeva ogni vicolo e sovrastava alle case. Anche Giuseppe andava, dietro la figura nera di suo padre; ma a un tratto fu preso in mezzo da un gruppo di giovani miscredenti che gl’impedirono di entrare in chiesa e lo condussero con loro in una casa dove si ballava e si cantava. Tutti erano allegri, meno lui. Seduto su una panca sporca di vino guardava il quadro rosso e nero che gli si moveva davanti attraverso un velo di fumo, e sentiva rimorso di aver ab-