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libeccio 275


Nessuno mi vuol bene. Tu mi conosci, da piccola. Siamo vicini di casa, laggiù! Io ero fidanzata con un uomo ricco e lei, mia sorella, me lo ha preso. Buon prò le faccia, però, quell’uomo: le si è marcito fra le mani come il frutto troppo maturo! Poi ho sposato un uomo che non mi vuol bene: tenermi sotto i piedi, sì, ma volermi bene, no. Tu lo sai, Diego, lo sai da mia sorella. Tutti andate da lei come dall’ostessa che ha il vino forte.

— Zitta, Agata! Se andiamo da tua sorella è perchè ti rassomiglia: si beve il vino cattivo solo perchè rassomiglia al vino buono.

— Zitto tu! Tutti voi uomini parlate così ma non tutte le donne vi credono.

Egli sospirò ansando, mordendo di nuovo la sabbia ai piedi di lei.

— Agata, se tu volessi! Agata, se tu non fossi una donna di legno! Io per te.... non so cosa farei.... non so! Qualche cosa che nessuno ha fatto.

Ma Agata s’era alzata e spiava con le vesti buttate in là dal vento. Passarono alcuni momenti. L’uomo aveva l’impressione che Agata dovesse volar via, portata dal vento: se non la prendeva in quel momento non l’avrebbe avuta più: eppure non osava toccarla. Ella tornò ad accovacciarsi.

— Credevo fosse lui.

— Ma hai paura davvero?

— No, ti dico. Se avessi paura non sarei qui. E starò qui finchè lui torna: voglio morire.... voglio morire....