Pagina:Deledda - Colombi e sparvieri, Milano, 1912.djvu/144

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sempre lassù come un gufo: ma se ziu Jorgeddu morrà, essa non canterà più, penso io. E voi che ne pensate?

— Egli non morrà.

— Come, non morrà? Così vorremmo diventar ricchi, zia mia! Egli morrà e presto. Che direste voi se capitasse questo: che egli morisse il giorno che vi sposate?

— Taci, stupido!

— Sarebbe una cosa curiosa, penso io. Ah, sì, egli è bianco come un morto; adesso mangia poco e quasi non dorme più. Prima almeno mangiava; adesso nulla. Dormicchia di giorno, e la notte legge. Quante candele consuma, zia mia! Sì, io glielo dico sempre: voi siete uno sprecone. E poi gli dico: e come facciamo che soldi non ne abbiamo più?... Egli legge nel suo libro e dice che Dio aiuta anche gli uccelli; ma è preoccupato, ve lo dico io! Sì, gli uccelli hanno le ali, e lui non ha neanche le gambe. E non vuol nulla da nessuno, a costo di crepare. Solo dice che domani prenderà i soldi dal dottore, per la casa.

— E finiti quelli? — domandò Columba senza guardarlo.

— Dice che Dio lo farà o guarire o morire. Io penso che morrà....

— Il prete non è più venuto?

— Non è più venuto nessuno. Solo.... ebbene, ve lo dico in confidenza, l’altro giorno è venuto ziu Arras. È entrato dalla parte di là e il mio padrone è stato contento di questa visita. Quello che han detto non lo so perchè mi hanno mandato fuori; e anche se lo sapessi non lo riferirei perchè non sono uno spione, io. Io vedo le cose e taccio, e non posso vedere la gente chiacchierona. E neppure la gente sorniona posso vedere, come quello lì, vedete. (Accennò al mendicante,