Pagina:Deledda - Colombi e sparvieri, Milano, 1912.djvu/166

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domenica che mi aspetta: forse avrà mandato alla posta. Addio: guarisci presto e ripartiamo, su!

E quasi intuendo l’idea che passava nella mente del malato, l’uomo se ne andò bruscamente, tirandosi addietro la porta che Pretu si affrettò a chiudere.

La stamberga rimase di nuovo illuminata dalla luce azzurra della porticina sulla cui soglia il sole si avanzava dolce e famigliare come un buon amico che tutti i giorni rinnova la sua visita.

— Pretu, taglia la cordicella.

Finchè c’era stato il postino il ragazzo non aveva aperto bocca per paura che Jorgj s’irritasse e respingesse il pacco; ma il cuore gli batteva forte. Da quanto tempo nella stamberga non succedevano avvenimenti simili!

Trasse il suo coltellino a serramanico, il suo coltellino nero e argenteo, suo orgoglio e suo tesoro (glielo aveva portato Jorgj dalla città, ai bei tempi), e cominciò a segare. La cordicella grossetta, forte, vibrava tutta come protestando.

— Zio Jò, vi dico la verità, mi batte il cuore. Che cosa ci sarà? La storia è di levare i chiodi, adesso: ma lasciato fare a me; son forte.

Mise la cassetta sullo sgabello e introdusse la punta del coltellino fra le assicelle; ma la lama si piegava e minacciava di rompersi inutilmente.

— No, no, non così, Pretu! prendi il coltello....

— Come pesa, Dio mio! Che ci sarà, dite? Se fosse piena di denari? Di soldi e di lire? Quanto sarebbe? Ah, col coltello va bene. Forza, Pretu, forza, bello! Ecco levato un chiodo: ahi, il dito! Eccone un altro. Maledetti i Giudei: essi hanno inchiodato così Gesù. Ah, sì, il cuore mi batte come quello di un porchetto entro un sacco! Ah! Ah!

Egli ansava, sudava, rideva: anche Jorgj si