Pagina:Deledda - Cosima, Milano, Treves, 1937.djvu/177

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cosima 135


tro se il vecchio non avesse attirato la sua curiosa attenzione, interessata, di osservatrice di tipi fuori del comune, con la nebulosità del suo passato e la sagoma della sua figura. Egli avrebbe forse potuto, ad esplorarlo, a farlo diventare docile e confidente, raccontarle qualche cosa d’interessante, con un colore diverso dal locale, qualche cosa da mettersi sulla carta e trasformarlo in materia d’arte.

Appena dunque l’abitazione fu in ordine, ella andò nella vigna, dove i due uomini lavoravano, e diede ascolto ai discorsi del servo paesano, poiché l’altro conservava il suo assoluto e impassibile mutismo.

— Speriamo, — diceva il giovinotto, — che la vostra mutria si cambi in buon umore fra una settimana, quando verranno le ragazze a vendemmiare. Verranno due mie cugine: ma quelle dovete contentarvi di guardarle da lontano e di non toccarle neppure con una canna: le altre, che la padrona sceglierà di suo gusto, ve le lascio liberamente, vecchio cinghiale.

Il vecchio cinghiale pareva non lo sentisse neppure: solo, all’accenno di una donna, una vedova già anziana, che un tempo si diceva avesse avuto relazioni con l’esiliato, i suoi occhi si allargarono un poco, ed egli scosse il mazzo di foglie di viti che teneva in mano: ma non aprì bocca, non si volse a guardare Cosima che era arrivata in mezzo