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Pagina:Deledda - Cosima, Milano, Treves, 1937.djvu/229

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note 179


quel tempo giovanile. Tra i più riusciti quello del primo capitolo de Il paese del vento: «Piccola, scura, diffidente e sognante come una beduina [Io son di saracino sangue ardente..., cominciava una poesia intitolata Noi pubblicata in «Sardegna artistica» nel febbraio del 1893] che pur dal limite della sua tenda intravvede, ai confini del deserto, i miraggi d’oro di un mondo fantastico, raccoglievo negli occhi il riflesso della vastità ardente...». Ivi, a pag. 12, ritroveremo nel cortile un mufloncino che ci riconduce a quello dello straordinario racconto di Proto, pag. 29 di Cosima. Altra bella storia di muflone malinconico e fedele nella prima parte del romanzo Il vecchio e i fanciulli (1928). Nel racconto intitolato Il mio padrino in Il dono di Natale la D. ricorda il dono che il padrino per appunto le fece di un piccolo muflone.


Pag. 102.

Sullo scandalo che fecero a Nuoro i primi scritti stampati della D. vedi la cit. Casa paterna in Nell’azzurro e Primi passi in «Corriere della Sera» del 21 giugno 1930.


Pag. 119.

Il frantoio delle olive e la pittoresca adunata di gente del popolo riapparirà in Cenere, Cap. III. Le osservazioni fatte sul linguaggio e le superstizioni di cui più avanti, a pag. 122, la D. raccolse in un articolo apparso in «Rivista delle tradizioni italiane» diretta da Angelo De Gubernatis, intitolato Tradizioni popolari nuoresi.


Pag. 123.

Rami caduti: in realtà Anime oneste (1895) con prefazione di Ruggero Bonghi, datata da Torre del Greco il 28 agosto 1895. La Deledda fu incoraggiata a scrivere questo romanzo dalla direttrice della casa editrice milanese L. F. Cogliati («La Casa Cogliati vuole che io scriva un romanzo all’inglese, un romanzo famigliare d’anime buone e gentili»; e romanzo famigliare è specificato nel sottotitolo del libro. In un primo tempo il titolo doveva essere Gli onesti. Lettera a Epaminonda Provaglio del novembre 1894). La prefazione fu sollecitata dalla stessa editrice che era in grande amicizia col Bonghi e gli passò le bozze del romanzo. Ma il vero «lancio» della romanziera