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Pagina:Deledda - Cosima, Milano, Treves, 1937.djvu/84

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56 grazia deledda


staccò, mentre gli occhi chiari del galantuomo cercavano di penetrare in quelli scuri del colosso come un fanciullo fiducioso che si avanza in un bosco spinoso certo di trovarci un sentiero. Disse:

— Amico, voi sapete che la cosa è impossibile.

Quel contatto, quello sguardo, sopra tutto la parola «amico» pronunziata in quel modo e in quel momento, operarono, come l’uomo ebbe a dire più tardi, un vero miracolo. Egli rimise il portafogli, ma insisté nella sua richiesta, calcando, forse con sincerità da parte sua, sul bisogno assoluto che i fratelli S. avevano di protezione e di soccorso da parte delle buone persone che conoscevano le loro disavventure.

— L’unico soccorso che io posso suggerire ai due sviati, è che si costituiscano subito alle autorità, — disse il signor Antonio; — prima che sia tardi per loro, ed anche per i loro amici.

L’uomo ha un sogghigno: il suo viso rassomiglia proprio, in quel momento, a quello del diavolo. Ma l’altro continua:

— Noi un giorno ci rivedremo; e allora mi darete ragione. Quei due giovani sono come due pietruzze staccatesi dalla cima di una roccia: cadono, ne travolgono altre, precipitano sulla china, diventano una valanga, finiscono nell’abisso.

— Certo, se nessuno li aiuta, — brontola il gigante. — È facile parlare così, seduti davanti a una tavola tranquilla, col foglio in mano. Bisogna pe-