Pagina:Deledda - Elias Portolu, Milano, 1920.djvu/112

Da Wikisource.

— 106 —

col vincere lei, perchè noi non siamo di pietra. Ci hai pensato, Elias Portolu?

— È vero, è vero! — disse Elias, con gli occhi pieni di terrore.

Tacquero un momento; intorno a loro il silenzio era intenso, infinito; l’ombra calava sui boschi, il cielo di peonia impallidiva in tenere sfumature di viola. E d’un tratto Elias sentì quella gran pace arcana penetrargli fino al cuore.

— Ma io, — disse con voce mutata, — me n’andrò di casa mia.

— Prenderai moglie? Bada che ciò sarà forse peggio.

— No, io non prenderò mai moglie.

— Cosa farai dunque!

— Mi farò prete. Voi non vi meravigliate, zio Martinu?

— Io non mi meraviglio di nulla.

— Che cosa dunque mi consigliate? Nel sogno che vi raccontai, fatto la prima sera del mio ritorno, voi mi consigliavate di farmi prete.

— Una cosa è il sogno, un’altra è la realtà, Elias Portolu. Io non ti sconsiglio se tu hai la vocazione, ma ti dico che neppure ciò ti salverà. Uomini siamo, Elias, uomini fragili come canne; pensaci bene.