Pagina:Deledda - Elias Portolu, Milano, 1920.djvu/117

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il torto di credere che io ci abbia neppur pensato. Non solo, zio Martinu, ma se voi rivelate il mio segreto, io non vi guarderò più in viso.

— Tu hai ragione; non è conveniente. Vero!

— Cosa dunque mi consigliate?

— Io ti ho già consigliato, Elias Portolu. Fa qualche cosa, muoviti, sii previdente.

— Io prevedo, zio Martinu. Lascerò compier gli eventi. Poi, se non potrò resistere, farò quanto ieri sera vi dissi.

— E tu farai male — disse il vecchio alzandosi. — Tenta da ogni lato, Elias, figlio mio; il fatto che ti raccontai è finito in bene, per l’indecisione d’un uomo; ma il tuo potrà finir male. Tu sai scrivere; ebbene, scrivi, poichè tuo fratello sa leggere. Intendetevi, prevedete il futuro. Io non ti dico altro.

Una luce di speranza balenò ancora agli occhi di Elias.

— Sì. Scriverò.

Si separarono, senza darsi altro appuntamento, ed Elias s’avviò alla capanna col cuore un po’ sollevato. — Sì, sì. — ripeteva tra sè, — scriverò a Pietro come fanno i signori; gli dirò ogni cosa, ed egli è ragionevole e ascolterà: ho penna e carta; darò la lettera a Mattia.... no, la porterò io stesso, la darò a