Pagina:Deledda - Elias Portolu, Milano, 1920.djvu/253

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passo agile attraversò il cortile, la cucina, spinse l’uscio. E tosto il suo viso si fece livido. Il Farre era di nuovo là, seduto presso il letticciuolo del bambino, con la grossa persona ripiegata in avanti, silenzioso, ansante.

Maddalena piangeva. Appena vide Elias gli venne avanti, asciugandosi le lagrime col grembiule, e singhiozzando gli disse che il bimbo moriva. Elias la guardò dall’alto in basso, livido, cupo; non avanzò un passo, non parlò; e poco dopo uscì. Zia Annedda lo seguì in cucina, poi nel cortile e gli domandò esitando:

— Elias, figlio mio, che hai? Sei tu pure malato?

Egli si fermò presso il portone, si volse, e parole amare contro il Farre e contro Maddalena, che permetteva al fidanzato di star sempre là presso il malatino, gli vennero alle labbra; ma vide il piccolo viso di sua madre così pallido, così angosciato, che mormorò:

— No, non mi sento male. — E se ne andò.

— Che cosa ha egli detto? Non l’ho sentito, — disse fra sè zia Annedda. — Sta male anche lui? Che cosa ha? Aiutateci voi, San Francesco mio!

Da quel momento cominciò per Elias una