Pagina:Deledda - Elias Portolu, Milano, 1920.djvu/73

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solenne tristezza della brughiera, della notte, della solitudine, salivano, si spandevano, attraverso i rumori della folla riempiendo l’aria di fiori di sogni.

Maddalena ascoltava, presa da un senso profondo di tristezza. Or sì, or no, le pareva di riconoscere quella voce. Era Pietro? Era Elias? Non sapeva, non sapeva, ma quella voce e quel canto corale, sfumati nella notte, le davano una voluttà di tristezza quasi morbosa. E zia Annedda continuava nel suo sogno, nella sua preghiera, senza accorgersi che Maddalena le fremeva e palpitava accanto come davvero una colomba in amore.

Ma ecco, improvvisamente, i pensieri delle due donne sospesero il loro corso; un uomo entrava e si avanzava con passo incerto verso l’altare. Era la figura che occupava tutta l’anima loro: Elias. Elias s’inginocchiò sui gradini dell’altare, con la berretta gettata sull’omero destro, e cominciò a picchiarsi il petto, la testa, e a gemere sordamente. La luce rossastra oscillante della lampada lo illuminava dall’alto, dando un lucido riflesso sui suoi capelli; ma egli non pensava che potessero vederlo e continuava nel suo fervore doloroso a gemere e picchiarsi il petto e la fronte.