Pagina:Deledda - Elias Portolu, Milano, 1920.djvu/83

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mincia a far umido, eppoi tu mi hai detto che ci sono le biscie. Eh, eh, dammi la mano, aiutami ad alzarmi.... Eh, io non ho vent’anni per saltare come te. Bravo, grazie; ora lascia che mi afferri a te. — Cosa ne dici di prete Porcheddu? — chiese poi, prendendo il braccio di Elias. — Esso è un matto, può ritirarsi tardi, bere, cantare, gettare il pane ai cani, ma non è cattivo. La coscienza, sopratutto la coscienza, Elias Portolu, ricordati della coscienza! Ah, cosa vedo lì! una cosa nera, guarda, sarà una biscia?

— No, è uno sterpo.

— Vedendoci ritornare così, crederanno che io sia ubriaco. Ma non m’importa nulla perchè non lo sono. Credi tu ch’io lo sia?

— Oh no! — gridò Elias con impeto.

— Bene, allora ricorderai sempre quanto ti ho detto!

— Lo ricorderò.

— Io amo la tua famiglia — cominciò prete Porcheddu, ma tosto si pentì di queste parole, cambiò abilmente discorso e per tutta l’ora che rimase con Elias non toccò più quell’intimo argomento.

Il nome di Maddalena non fu più pronunziato: ma oramai Elias si sentiva un altro,