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ultime avventure di giaffà 43

appunto aveva a che fare con uno sciocco famoso: e siccome quel governatore non era molto cattivo pensò: Non gli farò tagliare la testa per il disturbo.

— Accettato! — esclamò lieto che la figlia si divertisse.

Ma quando per il computo che cresceva infinitamente fu costretto a chiamare i migliori matematici della città, quando spaventato si accorse che doveva dare a Giaffà tutto il riso del suo Stato e fare ancora prestiti all’estero, quando si accorse di essere stato burlato e vinto da quel monello idiota, fu preso dalle convulsioni, si voleva tagliare la pancia con lo jatagan, e inutilmente lo consolavano, gli spruzzavano acqua sul viso, gli facevano vento con grandi ventagli di crespo colorito. La parola ormai era data. Come fare?

Ma non per nulla era un Mandarino di grande astuzia, e passate le convulsioni, quetato l’enorme ventre che era sembrato un tifone del mar Giallo, disse:

— Va bene, mio Giaffà, figlio e suddito mio. Tu però dovrai sposare mia figlia perché sei stato il primo e l’unico che non le hai baciato i piedi.