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ultime avventure di giaffà 45

confezionarono cinquanta abiti con i piú bei lini, i piú bei rasi, le sete piú morbide e scintillanti che vi fossero: e i maestri d’arme se lo rubavano l’un l’altro per fargli imparare i colpi piú famosi:

— Oh! là, là, là... colpo di jatagan in testa, puntata di lancia al fianco, pugnalata al ventre... Oh, là...! —

Giaffà aveva una grande paura.

— Ma io ho soltanto due mani... — piagnucolava — come faccio a prendere uno jatagan, una lancia e un pugnale con due mani? — E allora i maestri d’arme gli facevano vedere abilissimi esercizi, gettando un’arma per aria, infliggendo due colpi, poi quando la prima arma ricadeva ne facevano volteggiare una seconda, raccoglievano a volo la prima, fulmineamente lanciavano la terza, riafferrando la seconda.

Ma, miei cari, fra il gioco degli scacchi, fra le diecimila teste da tagliarsi, fra queste bravure di lame cinesi, avrete, scommetto, perduto la testa un po’ anche voi. Giaffà non la poteva perdere, veramente, perché, come si vuol dire, non ce l’aveva mai avuta.

Quando provò l’esercizio delle armi, invece di colpire l’avversario, ferí sé stesso sul naso: subi-