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178 i giuochi della vita


impostare la lettera. Le vie erano fangose, ma il cielo era azzurro e l’aria tiepida; nell’orizzonte alcune nuvole brillavano come colline d’argento. Nella piazza della stazione, la folla aspettava un pellegrinaggio meridionale. Dagli alberi del giardino piovevano goccie e foglie d’oro pallido; i tram scivolevano rapidi tra la gente che indietreggiava come al passaggio di una grossa ma tranquilla bestia.

E Carina dimenticò le proprie cure per il piacere che sempre provava nell’osservare la vita multiforme della folla: piacere un po’ caustico, o almeno creduto tale dalla giovine signora, che spesso, quando si fermava fra un agglomeramento di gente stretta intorno ad un ciarlatano, ad una vetrina, ad un furbo monello che disegnava una figura sul marciapiede, scusava la sua curiosità col crederla puramente artistica.

Ella impostò la lettera, poi si avanzò fino alle uscite della stazione, davanti alle quali s’allungava l’ immobile fila delle monumentali vetture degli alberghi: qualche vetro luceva, un cocchiere, seduto più alto degli altri, dominava la folla con una figura imponente di diplomatico da palcoscenico.

All’arrivo dei pellegrini la gente s’accalcò in