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184 i giuochi della vita


Ella tornò indietro, un po’ lusingata da quel “signorina„ e il giovine la condusse nel salotto del direttore.

Un signore grasso e pallido, con due lunghi baffi neri, scriveva seduto davanti a un tavolo di legno lucente, che al riflesso d’una grande vetrata pareva d’argento. Nei cinque minuti che Carina stette là, non vide altro che il riflesso del tavolo e i baffi del direttore, osservando che uno di questi era più lungo dell’altro.

— Va bene, — disse benevolmente il direttore, dopo che ella ebbe fatta l’offerta. — Ritorni ai primi di dicembre e le saprò dire qualche cosa.

Ella si ritrovò in via Nazionale senza accorgersi dove era passata: sentiva una grande tristezza, ma nello stesso tempo una viva soddisfazione per il sacrifizio che le pareva d’aver compiuto.

Risalì lentamente via Parma, poi la gradinata del giardino, e s’appoggiò alla balaustrata, osservando il travertino bucherellato del parapetto, pregno d’acqua come una spugna di pietra. Sui platani spogli, qualche foglia secca, color di ferro arrugginito, tremava e sembrava paurosa di staccarsi dal ramo che l’aveva vi-