Pagina:Deledda - I giuochi della vita.djvu/274

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266 il fermaglio


castri della riva; qualcuno corre fra i salici ed i pioppi nascenti, e il fruscìo delle foglie susurra come un soffio di vento nel silenzio afoso e luminoso. Chi è? È lei? Qualcuno appare…. ma non è lei; è Disperazione, scalza, con un enorme cappello di paglia dalle falde rovesciate: il suo viso, il collo e parte del petto sono nascosti; si scorgono solo le gambe rosse dal caldo, graffiate dai cespugli, e la vita stretta da una cintura elastica che Francesco ha già veduto ad Eva. Sulla cintura brilla il fermaglio d’oro, col rubino, sul quale è caduta la lagrima del giovinetto. Un’irritazione furiosa invade Francesco; che viene a fare la monella, laggiù? A spiare? Aspetta, però! Egli s’alza, balza sulla sabbia, corre dietro il cappellone: il cappellone fugge, sparisce e ricomparisce e pare che saltelli fra i cespugli. Francesco corre, ma ad un tratto i suoi piedi affondano nella sabbia ed egli non può più muoversi. La sabbia lo inghiotte lentamente, gli copre i piedi, le gambe, la vita, il petto…. Allora egli, pazzo di terrore, grida, chiamando Disperazione.

Uno dei suoi padroni lo sentì gridare e lo chiamò. Egli si svegliò, e svegliandosi gli parve di vedere vicino a sè la ragazzetta col