Pagina:Deledda - I giuochi della vita.djvu/35

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quando lo studente assassino piange per pietà del cavallo martoriato.

Cosa strana; in questo secondo sogno pareva ad Andrea di aver deciso il delitto; non solo, ma egli pensava già al modo di rappacificarsi con suo padre per potersi introdurre nello stazzo e assassinare zia Coanna: e intanto analizzava le sue impressioni per riprodurle nelle pagine del suo futuro libro!

Svegliandosi, sentì un’angoscia indefinibile: gli sembrò che qualche cosa di mostruoso pesasse sul suo destino.

Ma intanto, come nel sogno, cercava di analizzare le sue impressioni pensando di servirsene un giorno, quando il suo destino sarebbe compiuto.... Poi rise ancora di sè, riebbe tutta la coscienza della sua nullità.

— Eh, — pensò scoraggiato e stizzito, — sono un pazzo, solo a pensarci. Anche se commettessi un delitto, non saprei mai riprodurre sulla carta le mie impressioni. A che mi servirebbe? Sono un piccolo, e basta.... Sono un essere normale, d’ingegno molto limitato, e il mio destino si compirà semplicemente, senza ardimenti, nè buoni, nè cattivi!

S’alzò, aprì la finestra, tornò alla sua piccola realtà; i mostruosi sogni svanirono.