Pagina:Deledda - I giuochi della vita.djvu/76

Da Wikisource.

amo, neppure come mio simile! Amarlo? Mio simile? Io non ho simili, e non amo nessuno! Non ne sento nè il bisogno nè la volontà. Sono solo; solo nel mio mondo. Sono dunque un forte? No. Se fossi stato forte avrei osato! Sono ritornato con l’idea di compiere un delitto, e invece non ho osato neppur di andare nello stazzo.

— Ma del resto, — pensò poi, — se sono solo, se sarò sempre solo, perchè dovrei cercare delle sensazioni straordinarie, studiare, scrivere, creare opere d’arte? Noi cerchiamo di salire e farci noti per migliorare la nostra posizione, cioè per attirare l’attenzione dei nostri simili e renderceli benevoli in modo che ci dieno il loro amore e il loro denaro. Io non voglio nulla, desidero anzi che nessuno badi a me. Sono superiore a tutti. Mi ricordo, una volta entrai in una chiesa gremita di folla, dove predicava un giovane prete alla moda. Tutti fingevano di ascoltare la parola di Dio, ma in realtà tutti erano là, pigiati, caldi di peccato, convenuti per vanità, per curiosità. Greggia! Io desiderai salire sul pulpito e sputare su tutta quella folla! Sputare, ecco tutto!

Ma un ricordo lo colpì.