Pagina:Deledda - Il cedro del Libano, Milano, Garzanti, 1939.djvu/209

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al mio fattorino di chiudere il gallo: ma adesso tocca a noi. Ecco il ricorso, in carta da bollo da lire tre: e fatto bene, con arte: me lo ha riveduto, anzi, fra il burlesco e l’impegnato, poiché anche lui questa notte non ha dormito, mio fratello Gioele. Senta — poi firmerà — è un capolavoro di arguzia e di stile.

Ella ascolta, e respira un’atmosfera di epopea. Poiché il signor Gioele è uno dei più celebri scrittori lirici moderni.


Ma ne passarono, di notti tormentose, prima che la legge, la quale è necessario proceda con la stessa calma lentezza della giustizia divina, desse respiro agli abitanti del quartiere. Poiché l’epidemia si era rapidamente diffusa, un po’ anche per raffinata vendetta della vecchia domestica, che metteva in avviso tutti i rivenditori e le persone di servizio; un po’ perché, nel bar del quartiere, si rideva e si scherzava — ma non tanto — della faccenda. Si erano persino formati due partiti, avversi e contrarî, e qualche litigio ne nasceva. Ma alla notte tutti sentivano il gallo diabolico; le finestre si aprivano, i moccoli facevano accordo col tremolìo degli astri. È vero che cominciavano le notti calde e nervose: e anche l’insonnia di quelli ai quali il giorno dopo scadeva una cambiale veniva incolpata al gallo fecondo.

Finalmente una notte, — la luna nuova guardava col suo occhio di casta pietà le rose che si lasciavano impuramente succhiare il cuore dai maggiolini, — il gallo fu chiuso in un reparto coperto del pollaio: si sentiva egualmente,


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