Pagina:Deledda - Il cedro del Libano, Milano, Garzanti, 1939.djvu/284

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stato cancellato dalla mano molle e inanellata che pareva lo facesse solo con pochi tratti di lapis. Fra mucchi di mattoni e vasche di calce bollente sorgevano le nuove casette: oh, come brutte e tristi quelle a schiera, vecchie prima di nascere: accanto al loro grigiore, i piccoli villini, con le torrette pretensiose e le terrazze di cemento, sembravano castelli.

Nello scavo delle fondamenta della nostra, i bambini buttarono, per il buon augurio, alcune monete di rame: il più piccolo anche dei fiori: la madre vi fece su, come aveva veduto al suo paese, un segno di croce: e la casa fiorì e fu benedetta.

Poi, un giorno, si sentì un allarmante fracasso, come di una soldatesca che atterra le mura di una città assediata: era l’antico cancello che veniva abbattuto. E i nuovi abitanti, scesi dalla grande città, presero possesso del quartiere.


Rimase lui, finchè rimase la via Cupa. Era utile, perchè ci dava il latte sincero; ma l’odore della stalla disturbava i vicini: quindi proteste e sollecitazioni: e col suo destino fu segnato quello della strada degli amanti. Di giorno, le coppie si erano diradate, poichè la solitudine più non le proteggeva: di sera, però, dai ruderi del muro del giardino, si sentivano ancora bisbigli, sospiri, paroline dolci e parolacce amare: e furono anche imprecazioni quando si trovò sbarrato l’imbocco del sacro sentiero, e parve agli amanti che anche il loro amore fosse minacciato di distruzione.

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