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118 | il primo viaggio |
diligenza grande come una casetta si muove sotto un arco di stelle: eravamo dentro noi soli, gli zii sotto lo stesso gabbano per tenersi ben stretti, io col mio scialle ricamato a garofani. Lo zio diceva:
«Ma chiudi quelle lanterne, Itria!» Figurati se avevo voglia di dormire. Tutta la terra tremava e rombava intorno a me, e mi pareva di correre giù per un monte con tante stelle che s’affacciavano fra gli elci neri a guardarmi, e il mare in fondo alla strada. Si sentiva infatti odor di mare e mio zio disse:
«Sai dove siamo adesso, Itria? Nel salto di Sant’Antonio: verrà l’alba e l’aurora prima che l’abbiamo attraversato. Però lo godranno i tuoi discendenti: Itriè, tu però hai queste ginocchia di cerbiatta.»
E me le stringeva fra le sue mani come una cosa preziosa: ed io ridevo e lo zio diceva:
«Ne avrà, di terre, questa qui!».
Così si arrivò alla cantoniera e nel silenzio del primo mattino una voce forte eppure fresca come quella di un usignuolo gridò: