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Pagina:Deledda - Il fanciullo nascosto, Milano, Treves, 1920.djvu/167

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l’usuraio 161


con tanta cura che pareva indossato da un corpo umano.

Finalmente riuscì ad accostare gli sportelli, che a dire il vero non avevano più nè ganci nè serratura, e diede su di essi anche un colpettino col bastone per castigarli: poi tornò verso il letto e si chinò per congedarsi dall’usuraio.

Questi però gli riafferrò la mano, con una stretta tenace.

I suoi occhi guardavano implorando. Infine, che voleva? Aveva tanta paura e tanto rimorso?

— Infine, calmatevi! Che volete? Su, mettetevi in pace con Dio.

— Con lui sono in pace, — mormorò allora il malato; e d’improvviso si alzò sulla schiena e scivolò dal letto.

Il prete se lo sentì addosso, nudo, scarno, tremante e caldo, e lo sostenne sforzandosi a non gridare per non spaventare le donne, di là nelle camere attigue.

— Ma infine.... ma infine?...

— Conducetemi, — pregava il malato; e più che condurlo, il prete si lasciò spingere da lui verso l’armadio.