Pagina:Deledda - Il fanciullo nascosto, Milano, Treves, 1920.djvu/17

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il fanciullo nascosto 11


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Cadeva la sera ed egli stava seduto davanti alla porta, silenzioso e accigliato. Dentro si sentiva ancora il rumore monotono della macina del grano e la voce esile di Telène che di tanto in tanto aizzava l'asino intorno alla mola: si lavorava ancora, dentro, sebbene fosse quasi sera e sera di festa.

Fuori, ad una estremità e all'altra della strada dritta, animata in quell'ora da torme di ragazzi, si vedevano due cime di monti, nera quella a destra sullo sfondo rosso del crepuscolo, azzurra quella a sinistra, sul cielo pallido, con una grande luna d'oro sopra. Ma come nelle altre sere Bainzeddu, con le sue brachine sporche e il corpettino di velluto lacerato, non si staccava dal gruppo degli altri ragazzini per avvicinarsi al nonno e cercare di strappargli il bastone con ambe le manine aspre, facendo forza indietro, coi bei dentini stretti e i grandi occhi azzurrognoli scintillanti sotto la frangia dei capelli selvaggi.