Pagina:Deledda - Il fanciullo nascosto, Milano, Treves, 1920.djvu/217

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la potenza malefica 211

co. Tutti erano tristi: la sua figura nera rappresentava la morte venuta a sedersi al nostro focolare. Io non mi addormentai presto, quella sera: ricordo, era il diciassette gennaio, la notte di Sant’Antonio. In fondo alla strada, sebbene al solito la notte fosse glaciale, agitata dal vento di tramontana, una famiglia di contadini aveva acceso un grande fuoco, per voto, in omaggio al Santo, alla cui intercessione si doveva se una bambina gravemente ustionata era guarita senza alcun danno. Altri fuochi accesi nelle strade del paese mandavano sopra le case bianche e nere un chiarore fosco che arrossava la neve; il fumo saliva fino a intrecciarsi con le nubi correnti; e pareva che il popolo tentasse un incendio per sciogliere il gelo e liberarsi finalmente dal crudele incantesimo dell’inverno. Ma il vento infuriava sempre più, portandosi via ogni cosa, nuvole, fumo, brandelli di fiamma, le grida dei bambini, le risate delle donne, il suono della fisarmonica, in una corsa fantastica.

E in casa mia c’era la morte. Io guardavo, a piedi scalzi, dalla finestra chiusa, invidiando i ragazzi che si divertivano e si scaldavano danzando col vento; e mentre mi pareva che