Pagina:Deledda - Il fanciullo nascosto, Milano, Treves, 1920.djvu/320

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314 le prime pietre


lunghe tese oscillanti come quelle d’una bilancia: e si volgeva a guardare la madre: e la madre, di lassù, pallida, immobile, col cuore che dentro le batteva forte, e lo zio sul carrozzino, pur sogghignando e minacciando con la frusta, pensavano la stessa cosa:

— Ecco Stellino che sarà la nostra vendetta.

— Da bravo, Stellino, adesso va dentro; obbedisci allo zio, su....

— Se no frustate quante ne vuoi.

Il carrozzino s’avviò: pareva andasse da solo perchè il cavalluccio, sotto una specie di gabbano grigio umido, non contava niente. Non si sentiva che il sonaglio, eguale, sempre eguale, e la polvere rosea metteva sempre un velo davanti nella strada eguale eguale, sempre eguale, bianca fra due fossi verdi quasi asciutti e due file di siepi e di ontani, e una striscia azzurra sopra. Qualche carrettino passava, con l’uomo ritto dentro; ma Stellino si voltava solo quando i grandi uccelli argentei delle biciclette scintillavano volando tra la polvere: allora si voltava, pensava a sua madre che puliva piano piano il vetro del quadro del babbo, sopra il cassettone, e si metteva a ridere....