Pagina:Deledda - Il fanciullo nascosto, Milano, Treves, 1920.djvu/93

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la martora 87

mi pare, quando sto con lei, di essere ancora nel mondo. È come una mia figlia; anima mia, — concluse, lisciandola tutta con la piccola mano tremula.

La martora aveva chiuso gli occhi e pareva morta.

Minnai ascoltava, ma non gl’importava nulla del racconto della monaca. Il desiderio di aver la martora e portarsela via lo vinceva con una violenza così angosciosa da destargli il pianto. Le lagrime gli cadevano dagli occhi senza ch’egli se ne accorgesse. «Come cade l’acqua dalla fontana».

— Me la dia un pochino ancora; poi me ne andrò....

Commossa, la monaca gli mise la martora addormentata sulle ginocchia ed egli a sua volta cominciò ad accarezzarla tuffando con voluttà la manina nel pelo morbido come l’erba sottile di marzo.

Giù dal finestrino il cielo del meriggio mandava un riflesso azzurro, una luce lontana, come dalla bocca d’un pozzo. Lassù era la gioia, la libertà; era la solitudine della vigna e della macchia, la vita, la vita! E Minnai taceva, aspettando, deciso ad aspettare