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Pagina:Deledda - Il flauto nel bosco, Treves, 1923.djvu/160

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152 il flauto nel bosco

E sebbene una sete angosciosa gli attaccasse la lingua al palato e gli screpolasse le labbra amare, respinse la bottiglia che il nobile visitatore, chino su di lui gli accostava al viso.

— Acqua, acqua, — rantolò.

Don Vissenti si guardò intorno: c’era una brocca, accanto al giaciglio, ma vuota, coperta di mosche assetate. La prese e andò a domandare un po’ d’acqua ai più vicini di casa, rimproverandoli dello stato di abbandono in cui giaceva il vecchio.

— E vostè perchè non se n’è curato prima? — disse una donna, la più anziana, dandogli a malincuore l’acqua di cui nel paese quell’estate c’era una terribile scarsità.

— Io l’ho saputo solo oggi, — egli rimbeccò, dignitoso; — e subito sono venuto e gli ho portato vino, e non acqua.

— E io è da un mese che lo assisto, e non ho fatto sapere a nessuno quello che la mia miseria mi permette di dargli.

*

Anche un po’ per ripicchio contro questa donna alla quale poteva mancar tutto ma non la lingua, don Vissenti cominciò ad assistere il moribondo.