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Pagina:Deledda - Il flauto nel bosco, Treves, 1923.djvu/162

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154 il flauto nel bosco

Ebbene, don Vissenti, ch’era un uomo ancora vigoroso sebbene eccessivamente grasso, lo aveva sollevato, spogliato, pulito e rivestito d’una sola camicia, e infine trasportato su un altro sacco sul quale aveva steso alla meglio un lenzuolo ripiegato in due e deposto un guanciale. E aveva ripulito intorno, scacciando alquanto le spaventevoli mosche che si posavano sul malato come vampiri. E lo sollevava per i suoi bisogni, e sopratutto gli dava da bere.

Acqua, acqua; il vecchio non domandava altro, non aveva bisogno d’altro; e vaneggiando parlava sempre di una fontana sui monti, una sorgente d’acqua fresca intorno alla quale arrancava senza riuscire a metterci bocca.

L’acqua pesante e calda che don Vissenti gli porgeva, non faceva che accrescere l’arsura acida del suo palato; e più che per il dolore cupo che gli pesava sul ventre gonfio, egli desiderava morire per non sentir più questa sete implacabile.

*

Nel paese intanto s’era sparsa la voce che don Vissenti assisteva il vecchio, e un po’ per il buon esempio, un po’ per curiosità, qualche sfaccendato andava nel pagliaio e portava qualche elemosina.