Pagina:Deledda - Il nonno, 1908.djvu/113

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ozio 111


giovinetto di sedici o diciassette anni, stavano sulla barca, che si chiamava la Maria Anna. I due anziani lavoravano e s'agitavano continuamente; preparavano i pasti, lavavano i panni, camminavano sulle corde come scimmioni. Seduti sulla banchina o sotto il balcone di Barbara, rammendavano le vele e le reti, aiutandosi coi pollici dei piedi, forti come uncini di ferro. Il vento scompigliava i loro capelli di rame, e portava via le loro cantilene monotone. Ma il pescatore più giovine attirò specialmente l'attenzione di Barbara. Egli aveva un viso bellissimo, ma accigliato, con due occhi neri, foschi, che pareva avessero veduto tutte le tempeste del mare e della vita. Appena la barca fu assicurata, egli si buttò nell'acqua e cominciò a nuotare e guizzare, fra un cerchio spumante; poi, fatto il bagno, saltò sulla banchina e stette immobile al sole.

Barbara lo guardava con ammirazione: egli sembrava un efebo di bronzo. Vedendosi osservato, egli le voltò le spalle; saltò nella barca, si asciugò, indossò una maglia nera che aveva sul petto un'áncora rossa; mise sui capelli ricciuti un berrettino nero e se ne andò in paese, mentre i due vecchi pescatori accendevano il fuoco e tiravano le reti rossastre ammucchiandole sulla banchina soleggiata.

Un cagnolino nero saltò in cima alla scaletta della barca e cominciò ad abbaiare guardando verso il balcone; pareva gli desse fastidio l'insistente osservazione di Barbara. Ma ella non si stancava di guardare.