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nanza. E le voci dei due uomini, sempre più vicine, s’incrociavano nel silenzio della notte.

— Avete dimenticato il fiore!

— Hai lasciato solo quel demonio! Dammi! Va, ritorna...

— Ho pensato che la piccola padrona...

— Va, ritorna subito là.

La pianticella passò nella mano concava del vecchio, e vi si trovò bene come in un vaso tiepido e capace. Il vecchio camminava rapido e sicuro giù per i sentieri rischiarati dal chiarore della neve come da un crepuscolo grigiastro.

Finalmente arrivò ai piedi della montagna: e il ciclamino vide un luogo più triste e più buio della grotta: era un luogo abitato dagli uomini, un villaggio.

Il vecchio battè ad una porta; venne ad aprire una donna vestita di giallo e di nero, pallidissima in viso.

— Come sta la piccola padrona? Le ho portato il fiore che voleva copiare per un ricamo.

La donna diede un grido sibilante e cominciò a strapparsi i capelli.

— La piccola padrona è morta!

L’uomo non pronunziò parola; ma entrò nella vasta cucina e depose la pianticella sulla cassapanca ove la piccola padrona soleva sedersi per cucire e ricamare. Nelle stanze attigue risuonavano gridi di donne simili ai gridi delle antiche prefiche.