Pagina:Deledda - Il nonno, 1908.djvu/203

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la medicina 201


— Perchè siamo nati? — domandava, prendendo fra le dita il lembo della giacca del dottore e scuotendolo. — Dica lei, che è dottore: perchè siamo nati? Per soffrire così? C’è Dio?

Il dottore sollevò un dito e fece cenno di no. E mentre ziu Tòmas continuava ad inveire contro Dio e contro la natura, il Suelzu lo guardava dall’alto e non parlava, e pareva triste e imbarazzato, quasi mortificato che Dio e la natura fossero così ingiusti e crudeli.

— Io sono stato sempre un uomo serio, — continuò il vecchio. — Allegro sì, ma non sciocco: il dolore mi ha ridotto come un bambino, ora. Non credo più a nulla e credo a tutto! Credo persino alle cose che un tempo mi facevano ridere. Sì, lei ha veduto… sono andato dalla fattucchiera… sono andato per chiederle una medicina…

— Quella donna è furba! — disse allora il dottor Suelzu, animandosi. — Anch’io sono capitato da queste parti per un affare, e sono andato a vederla… per curiosità: è furba, sì, è furba!

— Ma indovina, vero, qualche volta? — me lo dica, dottore mio, me lo dica in sua coscienza; lei ci crede?

Il vecchio era diventato ansioso: aveva bisogno di credere. Il dottore lo guardò. Ebbe pietà di lui?

— Qualche volta sì, — disse sottovoce. — Ciò si spiega col fenomeno detto suggestione.

— Oh, bella! — sospirò ziu Tòmas, mentre il dottore gli spiegava alla meglio in che consisteva il fenomeno detto suggestione.