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invecchiato. Eppure solo tre settimane eran passate, dopo la sua ultima visita.

— Salute, lo straniero. Salute e benvenuto, — ella salutò, alzandosi.

Egli non rispose: come l'altra volta, mise sotto una pietra l'estremità della cordicella del cavallo, si volse, si avanzò. Nanascia allora lo riconobbe, e ricordò con gioia la promessa dei cento scudi; ma guardandolo meglio, vide negli occhi infossati di lui tale un'espressione di angoscia disperata e minacciosa che lo credette impazzito.

— Salute, lo straniero, — ripetè, fingendo di non riconoscerlo. — Qual buon vento ti porta da queste parti? Vuoi entrare?

— Sicuro che voglio entrare! Abbiamo da aggiustare un conto! — egli disse, minaccioso, penetrando nella cucina desolata.

La donna, scalza ed in cuffia, depose il pane sulla panca, bevette rapidamente un sorso d'acqua dalla scodellina di sughero, e si aggiustò i capelli attortigliati intorno alle orecchie.

— Siediti, siediti, — diceva, con la voce monotona. — Buon uomo mio, che cosa vuoi?

— Che cosa voglio? Ora te lo dirò. Andiamo là sopra.

Egli mise un piede sulla scaletta, ma la maga ritornò verso la porta, e disse:

— Non posso venir su: c'è gente. Possiamo parlare qui.

— Ah, tu hai paura? C'è gente? Ci sarà il diavolo, il tuo fratello il demonio! Ma senti: ti stran-