Pagina:Deledda - Il nostro padrone, Milano, Treves, 1920.djvu/110

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— E come andiamo, signor Predu Marì? È vivo, o morto?

— Mezzo morto, Predichedda mia! E tu, come vai? E Antonio Maria?

— Lui? Lui sta bene: più s’arrabbia e più ingrassa. Poco fa è uscito, con tutti i diavoli in corpo, dicendo che andava a bastonare le sue cugine; ma credo che per via abbia riflettuto bene. È lui che scappa, quando le vede. Ma lei non entra? Venga.

Egli la fissava senza ascoltarla, con uno sguardo vago e inquieto.

— Che dice di me Antonio Maria?

— Ne parla sempre come di un fratello. Ma venga avanti, le darò un bicchierino di acquavite.

Antonio Maria parlava di lui come di un fratello? Forse era una caritatevole bugia di Predichedda; ad ogni modo egli sentiva che un uomo come lui non aveva alcuna ragione per esser fiero. Entrò dunque, rivide la stanzetta d’ingresso, con le botti, la panca, la brocca; rivide il lettuccio che per tante notti Antonio Maria gli aveva fraternamente ceduto, e sopra il letto un vestito nuovo piegato e lucido. Egli si curvò a guardarlo, appoggiandosi con una mano al ferro del letto e con l’altra palpando la stoffa, mentre la ragazza, senza levarsi il cestino dal capo, gli