Pagina:Deledda - Il nostro padrone, Milano, Treves, 1920.djvu/257

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scendeva in paese, Marielène lo tormentava con la storia delle serve, e il progetto di associarsi la giovane vicina diventava in lei un’idea fissa.

Una sera egli le disse:

— Ma non sei ancora scottata, Elena? Non ricordi le vicende di Sebastiana?

— Ella è un’altra adesso. Ha marito, è diventata seria, onesta.

Ma egli non ne era persuaso; e ogni volta che vedeva Sebastiana gli sembrava che ella lo guardasse come una donna onesta non osa guardare.

Un giorno, in dicembre, ella salì alla lavorazione per coglier ghiande. Predu Maria l’accolse con gioia pacata, rifiutandosi però all’ingiunzione un po’ scherzosa, un po’ insolente di lei, di coglier lui le ghiande.

— Tu te ne stai lì come un papa in trono, — ella disse, cacciandosi in bocca, per riscaldarsele con l’alito, le punte delle dita riunite. — Io devo dunque congelarmi? Son già mezza morta, non vedi?

— Sentila! Ella dice che è mezza morta. Ha l’aria di un’agonizzante? — domandò Predu Maria a Bruno.

Il capo‐macchia li guardò entrambi e disse gravemente:

— State bene tutti e due!

Infatti Predu Maria s’era ingrassato e