Pagina:Deledda - Il nostro padrone, Milano, Treves, 1920.djvu/292

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Egli le prese la testa fra le mani e la costrinse a guardarlo.

— Ebbene, sì, sono geloso!

— Di chi?

— Di tutti.

— E perchè sei geloso di tutti? Te ne do forse motivo, io? Rispondi!

Si guardarono negli occhi; ma già il loro sguardo non era più, come pochi minuti prima, carico di passione e di desiderio. Ella balzò in piedi, sfuggendo alla stretta di lui, e gli si curvò sopra quasi minacciosa.

— Rispondi! Che motivi ti do, perchè tu possa esser geloso? Ora capisco il tuo modo di procedere a mio riguardo, la tua freddezza, la tua diffidenza. Ah, sei geloso! Di tutti? Ma se io non guardo nessuno; se io sfuggo persino la compagnia di mio marito! Io non voglio bene che a te, capisci? (Lo prese per gli omeri e lo scosse, mentre egli l’ascoltava come sorpreso e contrariato.) A te solo, Bruno; te lo giuro sull’anima di mio padre: non ho mai voluto bene ad altri che a te; non ho guardato che i tuoi occhi. E tu non hai voluto capirlo, un giorno, quando eravamo ancora liberi, e anche adesso non mi credi. Non mi credi, vero, non mi credi?

Egli credeva, sì, e ne provava gioia e