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così, come un tempo usava, da moribondo errante, per farmi paura.
Mi tornarono in mente i racconti del padre: mi parve di essere ancora seduta alla nostra tavola, sotto la lampada di cristallo: Gabriele era la figura evocata dal vecchio notaio, la figura che ancora io non avevo incontrato, ma che già dallo sfondo irreale della fantasia esercitava su di me un potere fatale.
Ed ecco che egli si avvicina, spinto anche lui dal vento della fatalità: mi guarda fisso negli occhi, e ancora una volta gli occhi parlano per conto loro, mentre le labbra si rifiutano a pronunziare le parole della verità. Egli, infatti, che mi ha benissimo riconosciuto fin dal primo incontro, domanda, con accento che vuol essere semplicemente cortese ed è invece quasi tragico:
— Signora, mi permette di chiederle se veramente lei è la signorina che io ebbi il piacere di conoscere otto anni or sono, nella sua casa paterna?
Il suono sordo ma cordiale della sua