Pagina:Deledda - Il ritorno del figlio - La bambina rubata, Milano, Treves. 1919.djvu/11

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a destare una pietà che loro profittasse: tutti più o meno mendicanti. Gettava loro una moneta e tirava avanti.

Questa volta, però, suo malgrado è costretto a fermarsi, a interessarsi della creatura abbandonata nella strada: lo impressiona la strana riluttanza del cavallo ad andare avanti, e, in fondo, ricorda ch’egli è un uomo celebrato in tutti quei dintorni per la sua scrupolosità di coscienza e per la più rigida osservanza del suo dovere.

Eppoi è anche sindaco del paese. Suo dovere, dunque, è adesso, di non passare senza essersi assicurato che il bambino è lì momentaneamente deposto da qualcuno che verrà a riprenderlo.

Osservandolo bene gli pare che non sia ancora in età di parlare, sebbene i suoi occhi abbiano qualche cosa di strano, fissi e coscienti; sembrano quelli di un santo o almeno di un uomo saggio.

Antiche superstizioni sfiorano la mente, se non il cuore, del nostro Davide. Egli ricorda di aver letto o sentito raccontare certe leggende nelle quali si afferma che Gesù ama spesso tornare