Pagina:Deledda - Il ritorno del figlio - La bambina rubata, Milano, Treves. 1919.djvu/137

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disfatto, uscii dalla mia apatia. Un bambino di pochi mesi, nudo, con una cuffietta rossa, mi si era aggrappato alle gambe, sfuggendo alle mani di una giovane donna.

Io mi fermai di botto come preso da un laccio: e qualcosa di misterioso, un flutto di gioia e di angoscia, mi salì dal profondo delle viscere. Pensavo alla creatura mia che doveva nascere.

Allora scrissi a Fiora: ma dopo qualche giorno la lettera mi fu respinta: "Destinataria sconosciuta al portalettere" . L’indirizzo che il nano mi aveva dato era falso.

Passavano i giorni, le settimane. In fondo io li contavo, come a volte meccanicamente si contano i passi che ci conducono al termine di una strada. Eravamo già alla fine di ottobre; quattro mesi ancora, e qualche cosa di nuovo, d’inevitabile, doveva accadere. Sarei andato io a prendere la creatura o ce l’avrebbero portata? E la zia che pensava? La zia non aveva più riparlato del nostro triste segreto, ma era sempre pensierosa, preoccupata. Un giorno rientrando sul tardi a casa, la vidi seduta nel cortiletto senza far