Pagina:Deledda - Il ritorno del figlio - La bambina rubata, Milano, Treves. 1919.djvu/38

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far celebrare messe per il suo ragazzo morto.

Bona intanto si aggirava per la camera, trascinandosi intorno la sua grande ombra come un velo nero; e continuava a toccare gli oggetti per assicurarsi che c’erano, ch’erano gli stessi di quel tempo. Sì, erano gli stessi: tutto c’era, lì e in tutta la casa: solo lui mancava.

D’un tratto un piccolo gemito, seguito da un pianto sommesso, tremolò nel silenzio, con la luce e le ombre: era il bambino che s’agitava nel letto, fra le braccia della serva.

E Bona vibrò anche lei; le pareva che tutto fosse stato un incubo: e che Dio cancellasse quindici anni dal libro della vita, e il piccolo Elis sognasse, sfidando ancora, nel letto della serva, i fantasmi del male.

Albina dormì poco, quella notte. Il calore del bambino si comunicava al suo corpo duro e legnoso ma sopratutto alla sua anima. Era un’anima dura anch’essa e legnosa, che non aveva mai fiorito: un’anima quasi monacale.

Perché adesso s’inteneriva per questo bambino