Pagina:Deledda - Il ritorno del figlio - La bambina rubata, Milano, Treves. 1919.djvu/62

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Ma già lo strato della sua indifferenza s’era incrinato: o meglio, era come quando il gelo si scioglie sul prato e qualche filo d’erba pare che nasca dalla neve.

Bona chiamò Elisabetta per mandarla a comperare un paio di scarpette per il bambino: la serva brontolò, perché aveva da fare; allora Michele si offrì di andare lui; e tornò presto, come avesse corso, con un ottimo paio di scarpette. Il bambino, mentre Bona gliele calzava, guardava chino, curioso: d’un tratto sollevò il viso e sorrise alla donna mostrando i suoi otto dentini lucidi: poi tornò a piegarsi e rise forte, senza più osare di toccarsi i piedi.

E finalmente, finalmente la donna sentì come due pietre sciogliersi entro i suoi occhi: lagrime quasi di voluttà le scesero, fermandosi sui solchi del suo viso ove subito s’asciugarono come una lieve pioggia estiva su una terra riarsa.

Ma non voleva farsi vedere a piangere. Da chi se non c’era altri che il cieco? Appunto da lui, che appoggiato alla panca pareva, al solito, odorasse, con le narici un po’ aperte, le cose intorno.

— Adesso che siamo calzati, possiamo andare a spasso — ella disse mettendo il bambino per terra. — Sei buono a camminare?