Pagina:Deledda - Il ritorno del figlio - La bambina rubata, Milano, Treves. 1919.djvu/88

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coglieva istintivamente le chioccioline che ne guarnivano le fronde e quando ne ebbe il pugno pieno le versò in un mucchietto per terra e le schiacciò col piede.

“Dov’era il platano?” le domandai.

Guardò davanti a sé, poi mi accennò il punto più alto del terreno: dove un giorno sorgeva l’albero adesso fioriva un grande cespuglio di ginestra: e come attirati da quella macchia d’oro, ci si diresse lassù, attraverso l’erba alta e i roveti in fiore.

Ella andava avanti; a volte spariva fa i cespugli, tanto questi erano alti, poi la sua testa rossa ricompariva tra le fronde come un grande fiore. Quel punto rosso mi affascinava selvaggiamente: e la sua vista, il sole, il profumo e la poesia del luogo accendevano il mio sangue.

D’un tratto ella si volse a me col viso luminoso, facendomi cenno con l’indice verso terra che l’albero era stato lì. Ma a me parve dicesse: vieni, mettiamoci qui tra i fiori, confondiamoci con essi.

La raggiunsi e mi buttai a sedere sull’erba, all’ombra delle ginestre. Ella mi guardava, in piedi davanti a me, un po’ diffidente, un po’ vogliosa d’imitarmi. Invano io battevo la mano sull’erba per invitarla a sedere: — No, bisogna andare; àlzati,