Pagina:Deledda - Il ritorno del figlio - La bambina rubata, Milano, Treves. 1919.djvu/90

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avrei recato male. Ma io dovetti far qualche movimento, stendere la mano per prendere la sua o per toccarle il lembo della veste, perché ella si alzò di botto e si mise a fuggire.

E io le corsi appresso: mi sembrava che ella ridesse, ridesse: e il suo riso mi pungeva più delle ortiche.

La raggiunsi subito; l’afferrai per le gonne svolazzanti, la presi fa le braccia: ella continuava a trascinarmi con sé nella sua corsa; mi parve di molinare con lei fa l’erba, in un giuoco di lotta selvaggio come quello che si faceva coi compagni nel prato della villa; finché vinsi io: l’atterrai ed essa fu mia.

Mi sembra di vederla con i capelli che nella lotta le si erano sciolti e sgorgavano a ondate nere dal fazzoletto rosso, e gli occhi spauriti, ove la grande pupilla nera nuotava come in un velo di lagrime azzurre.

— Fiora, perdonami! Per il lungo castigo che ho accettato, per il dolore che è nato dal mio delitto, e sopratutto per il bene che ha accompagnato questo dolore, perdonami.