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ascoltarlo con un’angoscia così viva che la malata sembrava lei — so quello che pensi. Tu pensi che forse dovrai ricominciare con me l’orribile vita passata: e sono io che devo avere pietà di te, se è vero che mi ami. Perdonami di non aver parlato prima: sempre in tempo, però. Sei libera di lasciarmi.

Ella lo guardava, con gli occhi gravi, tristi, ma che non piangevano più: d’un tratto gli tese le mani, ed egli le prese, le baciò, lentamente: ricordava però il modo con cui ella si era gettata sul marito morto prima che venisse chiuso per sempre nella sua guaina di metallo.



— E adesso che cosa faremo? — domandò poi sottovoce, più a sè stesso che a lei. — che cosa faremo, Sarina?

Sarina rispose sullo stesso tono:

— Quello che tu vorrai.

Quello che tu vorrai! Egli si sentì battere, quasi squillare il cuore. Quello che tu vorrai! Dunque ella non lo respingeva, anzi lo voleva ancora. Anzi si sottometteva, a lui. Quello che tu vorrai. Era con accento sommesso ch’ella rispondeva: forse accento di paura....