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LA TERRAZZA FIORITA DI ROSE.


La duchessa Di Flores ricordava che nella sua lontana giovinezza, quando voleva attirare nel suo salone uomini famosi per intelligenza o per galanteria, usava far loro sapere, in modo garbato e indiretto, che al ricevimento avrebbero preso parte giovani e belle donne.

Adesso, vecchia di ottant’anni, ma ancora arzilla e maliziosa, vigile e giovane di spirito nonostante la solitudine in cui la sua fortuna alquanto diminuita la costringeva a vivere, in una sua villa campestre, metteva in opera lo stesso mezzo per attirare i suoi numerosi nipoti, quasi tutti brillanti ufficiali sparsi nei vari reggimenti dell’esercito italiano. Quando sapeva che qualcuno di essi andava in licenza, scriveva invitandolo nella sua villa, almeno per otto, almeno per tre, almeno per due giorni, e non mancava di accennare a qualche sua ospite giovane e bella. Conoscendo l’umore dei suoi discendenti, l’esca variava a seconda: per cui al suo ventenne pronipote Beniamino (di nome