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Pagina:Deledda - Il sigillo d'amore, 1926.djvu/99

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Cura dell'amore 93


Ma il punto massimo di quel miracolo che si chiama felicità fu raggiunto quando, per spegnere un’ultima discussione stridente fra due grossi mercanti di scope che per nascoste ragioni di concorrenza si sfogavano a distinguere i veri dai falsi lavoratori, il dottore disse:

— Siamo tutti lavoratori, tutti operai: solo i morti non lavorano.

— E non bevono, — disse qualcuno.

— Ma neppure passano male la notte, — disse qualche altro.

Allora il dottore prese la sua busta nera, e fra la curiosità di tutti ne trasse un fascicoletto che sfogliò leggendo fra sè e sè parole misteriose che v’erano scritte. Amore fanciullo. Notte. A Francesca. Il chiodo (sollevò rapido e malizioso le sopracciglia). L’aratro, ah, ecco, Canto di lavoratori ubbriaconi. D’improvviso la sua voce si alzò, come quella di un ragazzo che declama la sua lezione.

canto di lavoratori ubbriaconi.

A stento, navigando,
S’è attraversato il fiume nero della notte,
Con isole di sonno, zone agitate d’insonnia,
Scogli mostruosi di cattivi sogni:
E all’alba siamo approdati
Alle bianche rive del giorno,
Stanchi, sfiniti, ma pronti
A vivere, a lavorare, a trincare ancora.