Pagina:Deledda - Il vecchio della montagna, 1920.djvu/105

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— E io aggiunsi: «....e di non credere che sia stato lui a mandar quel povero vecchio ad umiliarsi davanti a te. Che egli non ha paura nè di te, nè dei tuoi padroni; che dei tuoi padroni se ne infischia altamente, e che con te i conti non li ha ancora aggiustati».

— Va bene. Bravo! E lei, poi?...

— Zitta come una chioccola. Allora io le lascio il fiore e me la svigno; ma da lontano, spiando, la vedo uscire, tornar presso il giovinetto e mettersi a gesticolare, a far croci e mille altri gesti. Doveva raccontargli il fatto.

— Lo racconti pure, lo racconti! Le assicuro io che non lo racconterà tutto. Ora stiamo a vedere cosa fa.

— Io dico che non obbedirà.

— Non obbedirà? Lo dici tu, scimmiotto? Chi la difenderà? Quella faccia di volpe, forse?

— Quello lì? — gridò Basilio con disprezzo, sputando sopra una pietra. — Quello non è buono a sollevare un dito.

E aggiunse quasi parlando fra sè:

— È brutto come un cane. Essa è bella come una rosa. Come mai può guardare quegli uomini lì?